RITRATTI CHE DANNO CORPO

RITRATTI CHE DANNO CORPO

Percorso esperienziale arte terapeutico attraverso i linguaggi della fotografia e della narrazione

A cura della dottoressa Elena Poddi e della dottoressa Marusca Crognale

Presentazione e teorie di riferimento

Questo laboratorio intende proporre un intervento arteterapeutico nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare. Nello specifico lo strumento che ci si propone di utilizzare è l’autoritratto fotografico.
Nell’anoressia mentale la problematica psicologica può essere presente nella eziologia, se evidenziamo il ruolo della situazione stimolo familiare, nella patogenesi, se ci riferiamo ai processi psicodinamici e nella fenomenologia clinica, se ci riferiamo al rifiuto psicologico del cibo o alle alterazioni dell’immagine corporea. Alcuni autori inoltre, hanno privilegiato ipotetici momenti eziopatogenetici biologici come causa di una fenomenologia clinica di tipo psicologico-psichiatrico
Il modello a cui si farà riferimento integra le componenti psicologiche e biologiche collocandole nel giusto rapporto e si sofferma su alcuni intrecci tra fenomenologia e patogenesi psicofisiologiche.
La fenomenologia che osserviamo presenta tra i tanti, anche atteggiamenti abituali che indicano la negazione della propria corporeità. Gesti e Atteggiamenti sono una sorta di fotografia cristallizzata di alcune modalità psicodinamiche. Secondo questa ottica, intervenire a modificare la gestualità, significa, per noi, modificare concretamente un processo psicodinamico in atto, nonché uno stile comportamentale.
I diversi atteggiamenti posturali sono espressione di una precisa rappresentazione che il soggetto ha di se stesso. Quindi la fenomenologia “osservabile” sarebbe una fedele immagine delle rappresentazioni mentali riproducendo anche stati emozionali e stili relazionali.
Anche il peso del corpo non dipende soltanto dalla sua massa corporea ma anche dai livelli e forme di attività del sistema muscolare. Possiamo dire quindi che “l’esperienza del proprio corpo è anche, in gran parte, quella che contribuisce a costruire la sensazione soggettiva della propria consistenza somatica ed esistenziale” e che sappiamo essere completamente negata nei disturbi del comportamento alimentare.
Cosa avviene quando guardiamo noi stessi? Quando ritraiamo noi stessi attraverso la fotografia per poi osservarci? L’autoritratto permette al soggetto di rivisitare e risignificare le varie tappe della costruzione dell’Io, di ripercorrere le fasi di soggettivazione, di porsi, rispetto al proprio corpo, ad una giusta distanza, di fermare una rappresentazione perché possa tornare ad essere la propria autorappresentazione più autentica ed integrata.